IL CALCIO FEMMINILE DIVENTA PROFESSIONISTICO, UN BUON PUNTO DI PARTENZA PER CONTRASTARE LE DISPARITÀ

Finalmente il calcio femminile di Serie A diventa professionistico con norme ben chiare e salari minimi garantiti alle atlete. Un importante riconoscimento per il calcio femminile e per le calciatrici che con passione e sacrificio praticano questo sport, una decisione che colma anni di ingiustificabile disparità.

Per noi che da anni progettiamo e ci attiviamo per contrastare il gender gap nello sport e per favorire l’inclusione delle donne nel mondo sportivo, è una bella notizia che lascia sperare.

Ma è davvero tutto oro quello che luccica? Questa non dovrebbe una notizia eclatante e la disparità di genere, in qualsiasi contesto, dovrebbe essere solo un brutto e vecchio ricordo. Abbiamo fatto una riflessione su alcuni punti.

A livello pratico, il primo cambiamento noto è quello dei contratti di lavoro: le calciatrici potranno usufruire di un contratto collettivo che stabilisce stipendi più elevati (senza il tetto attuale, che è di circa 30.000 euro all’anno), la maturazione dei contributi pensionistici e altre tutele di tipo legale e sanitario, ad esempio quelle riguardanti i congedi di maternità.

Un’altra variazione su cui fare un focus è il numero di squadre che potranno partecipare al campionato di serie A.  Si passerà da 12 squadre a 10 squadre per includere quelle società che potranno sostenere i costi del professionismo. Un torneo di sole 18 giornate vuol dire giocare con poca frequenza e questo non crea pubblico, non crea fidelizzazione, e al calcio femminile il pubblico manca disperatamente, visto che con la pandemia ha perso molto di quello che aveva acquisito dopo il mondiale.

Il passaggio del calcio femminile a professionistico sarà applicato alla sola serie A e questo è fortemente limitante. Immaginate una calciatrice di una squadra di serie A che retrocede: un anno è professionista e quello dopo? Partendo da questa domanda possiamo riflettere sul fatto che queste novità sono solo il punto di partenza, l’inizio di una partita che attraverso integrazioni va giocata e vinta.

Dalla legge 91 del 1981 sono ormai passati 50 anni. Le donne del calcio femminile italiano non hanno mai mollato e ancora oggi continuano a essere spinte dalla stessa genuina passione. E’ ora di cambiamenti, è ora di valorizzare e riconoscere i sacrifici e la dedizione delle donne… anche nello sport.

 ⓒGiovanna Altamura

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